I giochi-che-non-finiscono
Come già scritto, il co-autore di questo blog è un gran giocherellone.
Ha iniziato a giocare poco dopo aver cominciato a respirare, e questo è tutto sommato abbastanza normale; meno normale il fatto che non abbia mai smesso, implacabile di fronte a tutti coloro che negli anni gli hanno suggerito di crescere (e sono tanti) e di dedicarsi a cose più serie - nella fattispecie, "cose più serie" = "ragazze", come se le due cose fossero mutualmente esclusive. Ipotesi che mi sono sempre sforzato di smentire, e credo di poter finalmente dire "c'ho ragione, e i fatti mi cosano (*)"... ma questa è un'altra storia!
Negli anni, pur mantenendo invariato l'amore per i giochi tutti - ancora adesso periodicamente trascino i miei amici in serate attorno ad un gioco da tavolo o di società - ho scoperto una vera e propria passione per una tipologia particolare, i giochi-che-non-finiscono. Un gioco-che-non-finisce si differenzia dagli altri per il fatto che nessuno "vince", in quanto o non sono previste condizioni di vittoria (come è tipico dei Giochi di Ruolo) oppure queste sono presenti sulla carta ma in realtà talmente remote e sostanzialmente irraggiungibili che un giocatore può serenamente non considerarle, e godersi il gioco senza stare a preoccuparsi per la sua fine (chi non ha idea di come questo sia possibile dovrebbe provare una partita a Risiko! con persone brave a giocarci... può diventare una gara di resistenza più che abilità).
Stare a pensare alla fine del gioco rovina il gioco stesso: lo sto vivendo da diversi mesi sul server 1 di Travian, e i segnali ci sono già nei primi 10 giorni di apertura del T3. E sono sinceramente convinto che questo concetto si possa applicare in tutti i campi dell'umano affaccendarsi: nel leggere un libro, nel giocare un'avventura su PC, in una storia d'amore...
(*) Paolo Cevoli, nei panni di Palmiro Cangini
Ha iniziato a giocare poco dopo aver cominciato a respirare, e questo è tutto sommato abbastanza normale; meno normale il fatto che non abbia mai smesso, implacabile di fronte a tutti coloro che negli anni gli hanno suggerito di crescere (e sono tanti) e di dedicarsi a cose più serie - nella fattispecie, "cose più serie" = "ragazze", come se le due cose fossero mutualmente esclusive. Ipotesi che mi sono sempre sforzato di smentire, e credo di poter finalmente dire "c'ho ragione, e i fatti mi cosano (*)"... ma questa è un'altra storia!
Negli anni, pur mantenendo invariato l'amore per i giochi tutti - ancora adesso periodicamente trascino i miei amici in serate attorno ad un gioco da tavolo o di società - ho scoperto una vera e propria passione per una tipologia particolare, i giochi-che-non-finiscono. Un gioco-che-non-finisce si differenzia dagli altri per il fatto che nessuno "vince", in quanto o non sono previste condizioni di vittoria (come è tipico dei Giochi di Ruolo) oppure queste sono presenti sulla carta ma in realtà talmente remote e sostanzialmente irraggiungibili che un giocatore può serenamente non considerarle, e godersi il gioco senza stare a preoccuparsi per la sua fine (chi non ha idea di come questo sia possibile dovrebbe provare una partita a Risiko! con persone brave a giocarci... può diventare una gara di resistenza più che abilità).
Stare a pensare alla fine del gioco rovina il gioco stesso: lo sto vivendo da diversi mesi sul server 1 di Travian, e i segnali ci sono già nei primi 10 giorni di apertura del T3. E sono sinceramente convinto che questo concetto si possa applicare in tutti i campi dell'umano affaccendarsi: nel leggere un libro, nel giocare un'avventura su PC, in una storia d'amore...
(*) Paolo Cevoli, nei panni di Palmiro Cangini
Commenti
Ci si chiede talvolta "come andrà a finire?", ma non credo che si inizi una storia con l'ansia di vedere come finisce ^^
Io dico che è così... infatti, oltre che dei giochi sono un sostenitore delle storie-che-non-finiscono ^^
(ooops... forse questo non dovevo lasciarmelo sfuggire... :p)
infatti secondo me se uno inizia una storia così non riesce mica a viverla serenamente.
(ps: tranquillo, so già di quale idea sei sostenitore ^^)
Di una storia non ci si chiede: "come andrà a finire?", o meglio l'unica risposta a questa domanda è: "finire? Che sciocchezza!" Sennò che storia d'amore è? ^^
Parlo ovviamente per le storie un po' serie.
Saretta
Improvvisamente è però diventato monotono. Azioni sempre ripetitive, poca costruzione del gioco.
Adesso sono passato a WoW, con molta più soddisfazione.
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